Descrizione
“Solo mettendo a nudo il buio ritrovo la misura reale della forma che ogni ombra nasconde in sé”
L’insieme dei dati raccolti sulla capacità edificatoria delle genti neolitiche, che conoscevano la matematica e la geometria e che impiegarono le parti del corpo per dimensionare il prodotto tecnologico, sono in intima connessione con il livello di civiltà da essi raggiunto. Le opere architettoniche del Neolitico rappresentano il primo tassello dell’evoluzione tecnologica e scientifica, a quel tempo posta al servizio della religione della Dea Madre.
A partire dal 5800 a.C., in Sardegna prima e nell’Italia meridionale poi le opere architettoniche più arcaiche, legate alla sfera del sacro, furono le tombe ipogeiche scavate sottoterra, e le tombe megalitiche costruite impiegando grandi blocchi di pietra. Tali rare e antichissime vestigia, nonostante siano analizzate da circa 200 anni, sono rimaste mute e avvolte nell’ombra sia nel significato della forma dei sepolcri che nell’unicità di misura impiegata per realizzarli. Con l’indagine paleoarchitettonica attuata sull’architettura megalitica dei Dolmen e su quella ipogeica delle Domus de Janas, Scintu, mettendo a nudo il “buio secolare” della ricerca attuata sin’ora, rischiara tali aspetti per ritrovare la reale unità di misura delle antiche genti, la geometria della forma e il significato simbolico in esse contenuto, reinterpretando il prodotto architettonico del Periodo Neolitico e giungendo a nuove e significative conclusioni.
Le oscure ombre che coprono tutt’ora il patrimonio architettonico preistorico del Sud italiano, oggi abbandonato all’incuria, paiono essere il risultato della perifericità culturale disposta dagli apparati statuari che ne decretarono l’assenza dai testi scolastici archiviandole come civiltà di scarso valore storico rispetto alla storia della romanità. Al mutismo da parte del mondo intellettuale italiano, Scintu si contrappone con una lunga ricerca attuata col rilievo di migliaia di misurazioni sul campo e dalla loro restituzione grafica, supportata da una ricca documentazione bibliografica. Il suo lavoro di analisi dei monumenti arcaici conduce ad una nuova lettura critica della società che li eresse. Una visione opposta alla tradizionale prospettiva storiografica che, figlia dell’egemonia culturale e dei processi di nazionalizzazione, ha precluso la salvaguardia, la fruibilità e la reale valorizzazione economica dei beni
architettonici fra i più antichi dell’umanità.