Descrizione
Accettavo tutta questa attività meccanica allo scopo di sostenermi in qualche modo nella vita. Accettavo lavori come una prostituta purché mi dessero soldi, purché potessi rimanere a galla (d’altro canto c’era la crisi, lo diceva la tv). E da sempre nuotavo nel mediocre mare dell’insoddisfazione. Essere frustrati è una malattia figlia di una direzione che le società occidentali hanno preso, forse, con troppa leggerezza. Quella del progresso tecnologico illimitato e del primeggiare a tutti i costi. Io, Carlo Liberti, rappresentavo il tipico soggetto frutto di questa società che ti stimola con luci, giochini e suoni per spegnere sistematicamente tutto ciò che di più reale si può esprimere dal profondo.