Descrizione
La prospettiva unica dell’artista fonde tradizione e innovazione: le illustrazioni, realizzate su tablet con il software ProCreate, catturano l’osservatore con un’illusione di matericità. La maestria si rivela in una
crescente orchestrazione visiva nel combinare dettagli e configurazioni, creando un effetto similare al disegno tradizionale a matita scura, con un chiaro interesse verso intenti squisitamente fisiognomici.
Lo stile di riferimento è certamente quello dell’illustrazione manga tradizionale giapponese, e di quel sottogenere tendente ad uno pseudorealismo ritrattistico (tra i giovani autori di riferimento internazionale: Jessica Cioffi (#loputyn), Fionna Tam (#effifi) o i più conosciuti maestri mangaka, Ryoichi Ikegami o Takehiko Inoue).
Sophia re-interpreta la tendenza in chiave contemporanea, innestando elementi vettoriali “flat” vermigli, che come petali ardenti, assumono una doppia funzione: talvolta enfatizzando i tratti anatomici delle fanciulle ritratte,
talvolta entrando in dinamico contrasto, a mo’ di sovrastampa, con la materia sottostante, accentuandone fortemente la narrativa visiva e progettuale e spostandone quindi l’asse su una poetica bidirezionale.
Dodici haiku di poeti giapponesi si intrecciano con le dodici immagini, creando un intimo dialogo lungo il corso dei ritratti.
L’illustratrice sta concludendo un percorso didattico da designer e con questo progetto mette in luce per l’ennesima volta quanto può essere sfaccettata la natura di questo bel mestiere: similarmente a molti dei suoi colleghi, ama ritagliarsi spazi e momenti creativi per dedicarsi a progetti personali, sottolineando come il disegno e l’arte rimangano preziosi rifugi per l’individualità creativa e la ricerca intima.